Si hai letto bene.
Esiste veramente una lampadina ultra centenaria.
Se ti stai domandando:
“Signore delle Ventole, ma cosa ci azzecca una lampadina con i ventilatori industriali?”
Ti avviso che – andando avanti nella lettura – ti renderai conto di quanto quello che sto per raccontarti ha un enorme impatto sul tuo lavoro di responsabile della manutenzione.
Quindi lasciami proseguire con la storia di questa lampadina secolare.
Per l’esattezza ha la bellezza di 115 anni, e sta ancora funzionando all’interno di una stazione dei vigili del fuoco a Livermore, California.
Hai ragione. Sembra qualcosa di impossibile.
Ed infatti è un caso talmente straordinario, che è diventata una vera e propria meta turistica, con tanto di webcam che in tempo reale trasmette la sua immagine nel web. (puoi guardarla cliccando su qui)
Pensa che il giorno del suo 100° compleanno, nel 2001, la Centennial Bulb – questo il nome che le è stato dato – è stata festeggiata con tanto di taglio della torta, banda e la classica canzoncina di auguri.
Si ok, gli americani sono sempre un po’ esagerati su queste cose. Riescono a creare un evento pubblico da ogni singola cosa.
Se però pensi alle lampadine che hai in casa tua, ti renderai conto che più di 100 anni di servizio ininterrotto sono davvero tanti.
Siamo abituati a durate decisamente più brevi, giusto?
Eppure – indagando un po’ su questa lampadina così speciale – ho scoperto una verità sconcertante, la conferma ad un sospetto che sicuramente sarà venuto anche a te.
La Centennial bulb (ti spiace se la chiamo Centy per comodità?) non è in realtà un caso straordinario di durata.
Ogni lampadina è capace – in teoria – di durare all’infinito.
Ma quasi un secolo fa, alcune aziende produttrici hanno deciso di mettersi d’accordo per realizzare un piano – semplice ed al tempo stesso malefico – per incrementare i loro volumi di affari.
Indice
ToggleEcco come una oscura cospirazione ha tramato per renderci schiavi delle loro vendite – e gonfiare così i loro portafogli – imponendo una durata massima ai loro prodotti
Facciamo un rapido viaggio nel tempo.
Siamo nel 1924. Ci troviamo a Ginevra, Svizzera.
Le più grandi aziende produttrici di lampadine si riuniscono con lo scopo di trovare un modo per incrementare le loro vendite.
All’epoca infatti, casi come la nostra Centy NON erano una rarità, ma anzi rappresentavano la normalità.
Le lampadine infatti non si “bruciavano” mai.
Tu ne compravi una, la avvitavi sul lampadario del tuo salotto e poi potevi dimenticartene per sempre.
Ovviamente questa situazione – fantastica per i consumatori – creava un enorme problema per i produttori. Le loro vendite si sarebbero azzerate in un futuro molto prossimo.
Una volta riempite tutte le case di lampadine, il loro business sarebbe morto.
Cosa si sono inventati allora?
Hanno trovato la soluzione più ovvia.
Se le loro possibilità di vendita erano bloccate da prodotti eterni, perché non imporre un limite massimo alla durata e creare quindi un bisogno costante di nuovi pezzi?
Così è stato. Questo gruppo di aziende, diventato poi famoso col nome di Cartello di Phoebus, (il nome deriva da uno dei soprannomi di Apollo) ha decretato quel giorno un limite massimo di 1000 ore alla durata delle lampadine.
È il primo caso nella storia di obsolescenza programmata.
Questo parolone difficile indica la pratica di progettare un prodotto affinché NON superi una durata massima, scelta dal costruttore per incrementare il proprio giro di affari.
Nel 1939 il cartello è stato sciolto, a causa dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale.
Ma secondo te il piano malefico che ne stava alla base è veramente venuto meno?
Ovviamente questa “manipolazione” del mercato non è passata inosservata. Dopo qualche anno sono iniziate le prime accuse che hanno portato a lunghi processi.
Eppure – nonostante le condanne inflitte – le lampadine ancora oggi hanno una durata limitata.
Certo, rispetto alle 1000 ore siamo arrivati oggi ad un valore 10 volte maggiore, ma comunque irrisorio rispetto agli oltre 100 anni di funzionamento di Centy.
Secondo te questo complotto ha effetto solo sulle lampadine? Cosa mi dici di tutti gli altri prodotti che ogni giorno acquistiamo?
Ti faccio un esempio terra a terra, nel quale forse ti riconoscerai.
Negli ultimi giorni sto impazzendo con il mio cellulare. Quasi dall’oggi al domani ha iniziato a incepparsi, si blocca ogni due per tre e devo riavviarlo in continuazione.
Ieri ho deciso di portarlo in un centro assistenza per farmelo sistemare in garanzia. Quindi ho cercato tra le scartoffie nei miei cassetti lo scontrino per controllare la data di acquisto.
Indovina un po’?
La garanzia è scaduta da poche settimane.
È sempre così.
Sono certo che se fai un po’ mente locale, ti rendi conto di quante volte queste situazioni sono capitate anche a te.
Magari con il tuo PC, o con gli elettrodomestici di casa. O forse con l’automobile?
E se ti dicessi che la stessa cospirazione sta TRAMANDO ALLE TUE SPALLE grazie a macchinari “programmati per rompersi” che ti hanno installato nel tuo impianto?
Nel silenzio più assoluto – incoraggiati da uffici acquisti sempre più affamati di sconti – molti impiantisti e costruttori di ventilatori industriali si sono arruolati nelle fila di questo cartello, infettando i tuoi impianti con macchine programmate per distruggersi
Probabilmente hai già avuto questo sospetto.
In ogni caso ti posso confermare che è quello che sta succedendo da anni.
“E tu chi sei per avere queste certezze?” ti starai domandando.
Te lo spiego subito.
Come fornitore di ventilatori industriali, ricevo quotidianamente richieste di offerta da decine di impiantisti.
I miei prodotti NON sono tra i più cari in assoluto, ma sicuramente non possono essere paragonati con una produzione di serie o – per dirla come alcuni miei clienti – con i “ventilatori da battaglia”.
Essendo macchine progettate e costruite proprio per soddisfare i tuoi bisogni di produzione e per rendere al massimo nel tuo impianto, hanno chiaramente un costo leggermente superiore rispetto a quello dei ventilatori pronti su uno scaffale.
Ecco perché la maggior parte delle richieste di offerta si conclude con una frase tipo:
“Perfettibile, la tua offerta è completa e tecnicamente va benissimo.”
Tipico preambolo alla cruda verità:
“Però la qualità delle tue macchine è più alta di quello che ci serve. Non abbiamo budget. A noi basta che i ventilatori superino il periodo di garanzia, dopodiché non sono più affare nostro”
Infatti – una volta scaduto il periodo di garanzia – i problemi non sono più loro, né tanto meno del fornitore dei ventilatori.
Indovina chi si becca tutte queste rogne nella schiena?
Esatto, hai indovinato. TU.
Ok. Magari sei un po’ diffidente e non credi a quello che ti sto dicendo.
Allora dammi qualche secondo per rispondere alla domanda che ti sta frullando in testa.
Quali prove ho tra le mani per affermare che i ventilatori industriali a catalogo sono progettati per durare il meno possibile?
Non è mia abitudine calunniare o lanciare accuse campate per aria.
Quindi ci sono dei motivi oggettivi che mi spingono a denunciare pubblicamente che alcuni produttori a catalogo ti stanno rifilando bombe ad orologeria – con il conto alla rovescia innescato – a tua insaputa.
Navigando un po’ su internet ho anche scoperto che – in alcuni casi – sono gli stessi produttori a confermare questa mia tesi.
L’immagine qua sotto l’ho “rubata” dal sito di un fornitore di ventilatori a catalogo.
Nel caso specifico – chi ha scritto queste frasi – si rivolge ai suoi clienti, ovvero gli impiantisti, che poi installeranno nel tuo stabilimento queste macchine insieme ai loro impianti.
Già da queste poche parole puoi capire che i ventilatori standard o a catalogo:
- NON sono pensati per durare a lungo.
- Sono ammassati su uno scaffale e quindi pronti per la spedizione (infatti sei tu a doverti adattare ai loro prodotti, non viceversa).
- Permettono all’impiantista di risparmiare, scaricando su di te tutti i maggiori costi di manutenzione che avrai per gli anni a seguire.
Per aiutarti comprendere meglio gli effetti disastrosi che queste macchine possono avere nei tuoi impianti, voglio raccontarti brevemente come vengono progettati i ventilatori industriali standard.
Avendo scelto di usare il prezzaccio come arma di competizione, queste aziende hanno investito tempo e denaro per rendere i loro prodotti il meno costosi possibile.
Come ci riescono?
È la progettazione che può fare la differenza tra una macchina capace di lavorare per decenni ed una – molto più economica – che a malapena riesce ad arrancare fino al termine del periodo di garanzia.
Ogni costruttore di ventilatori industriali – quando inizia la sua attività – deve scegliere da quale delle due parti schierarsi.
Per vendere macchine con una lunga durata, i suoi sforzi di progettazione devono andare verso ampi margini di sicurezza nei calcoli strutturali, che comportano la scelta di spessori medio-alti per la costruzione del ventilatore.
Al contrario, per realizzare un prodotto da battaglia, è necessario investire enormi risorse – in termini di soldi e di ore di ingegneria – per limare il più possibile i costi legati al materiale utilizzato. (e quindi gli spessori scelti)
L’unica strada percorribile in questo caso, è ridurre al minimo sindacale i margini di sicurezza usati nei calcoli meccanici.
Lo so. Ho appena usato paroloni da ingegneri amanti di formule complesse.
Lasciami rimediare subito a questo “peccato”. Il margine di sicurezza per un componente meccanico è un numero che si ottiene dividendo il massimo sforzo sopportabile per lo sforzo effettivamente applicato.
In poche parole ti da un’indicazione su quanto sei vicino al limite di rottura. Più è alto questo numero, più puoi dormire tranquillo la notte.
Proprio “giocando” con questo parametro, è possibile costruire dei ventilatori industriali programmati per distruggersi pochi giorni dopo il termine della garanzia.
Il modo più semplice per abbattere i costi di produzione è costruire giranti leggere come la carta velina, riducendo al minimo possibile gli spessori dei materiali utilizzati.
Come puoi ben immaginare il cuore dei ventilatori industriali è la girante.
Non mi riferisco solo al fatto che è proprio questo componente a creare la portata e la pressione che ti servono.
La sua importanza è soprattutto di tipo meccanico.
È infatti – tra tutte le parti di un ventilatore – quella più stressata dalle sollecitazioni meccaniche.
Per contro, più è pesante e robusta la girante, più grandi – e quindi costosi – saranno l’albero ed i cuscinetti.
I produttori di ventilatori industriali a catalogo, si sono quindi concentrati sul ridurre al minimo i margini di sicurezza, potendo così utilizzare lamiere con spessori risicati ed ottenere giranti estremamente leggere.
Sia chiaro, non sono sprovveduti.
Sanno benissimo che sotto un certo spessore non possono andare, altrimenti le pale si rompono SUBITO e sono costretti a darti un ricambio in garanzia, a spese loro.
Ecco perché utilizzano degli spessori – sicuramente sottili – ma sufficienti a non creare rotture entro i primi anni di funzionamento.
Nell’immagine qua sotto – creata con foto scattate da un mio cliente su giranti di un mio concorrente – puoi vedere quello che succede quando gli spessori sono sottodimensionati.
Come vedi le pale si sono “ingobbite”- cioè curvate al centro – non riuscendo a sopportare del tutto lo sforzo meccanico a cui sono sottoposte.
Col passare del tempo la deformazione aumenta, riducendo al tempo stesso la resistenza meccanica della girante.
Arriva poi un momento in cui – superato il limite massimo – avviene una frattura. Solitamente sono le zone saldate, che sono le più delicate, a cedere per prime.
Ho scritto la guida “Le 4 tattiche dei più grandi strateghi per vincere la guerra ai guasti improvvisi dei tuoi ventilatori industriali”, un piccolo libro dove ho riassunto tutto quello che devi sapere per mantenere i tuoi ventilatori sempre in ottimo stato.
Leggendola troverai sicuramente degli ottimi consigli per evitare di trovarti con una girante a brandelli, l’intero impianto in fermata di emergenza ed i tuoi colleghi su tutte le furie.
Scarica la tua copia GRATUITA della guida cliccando sul pulsante seguente.
Ora che ti ho svelato il trucco segreto per rifilarti giranti pronte ad esplodere, possiamo andare oltre e scoprire come fanno questi costruttori a risparmiare ogni centesimo di euro sui cuscinetti dei ventilatori industriali.
Scopri come – grazie a precise formule matematiche – è possibile prevedere quando un cuscinetto si romperà ed in che modo i costruttori a catalogo sfruttano questo potere magico contro di te
Il fatto di alleggerire la girante – come ti ho già anticipato prima – permette di utilizzare un albero e dei cuscinetti molto più piccoli, abbattendo così i costi di produzione.
Ma questo NON è l’unico stratagemma utilizzato dai produttori a catalogo per lesinare su questi componenti.
Forse non lo sai, ma esistono delle formule matematiche che permettono ai progettisti di calcolare – con buona precisione – dopo quante ore di funzionamento il cuscinetto si può guastare.
Il periodo di tempo necessario a causare la rottura viene chiamato “durata di base” del cuscinetto, ed è influenzato dal carico massimo che questo può sopportare e dal peso della girante.
Nella fase di progettazione dei ventilatori industriali, i cuscinetti vengono scelti imponendo una durata di base minima.
Nel caso delle mie macchine – ad esempio – i miei tecnici scelgono questo valore pari a 50.000 ore.
Considera che un intervallo così lungo equivale a poco meno di 6 anni. (come saprai in un anno si considera che ci siano 8600 ore di funzionamento per gli impianti industriali).
Ok, forse adesso starai pensando:
“Eh Signore delle Ventole, magari i cuscinetti durassero così a lungo. Quando va bene arrivano a malapena ai 3 anni di funzionamento e poi li devo cambiare”
Hai ragione.
La durata di cui ti ho parlato prima, è infatti un valore teorico. Per ottenerla dovresti effettuare una corretta e frequente lubrificazione, evitando che sporco o polvere entrino nei cuscinetti e mantenendo le vibrazioni del ventilatore entro valori molto bassi.
Ma la tua realtà è diversa da queste condizioni ideali, vero?
Ecco perché nei dati di fatti, le 50.000 ore si riducono a 3 – massimo 4 – anni.
Cosa pensi che succede se invece scelgo i cuscinetti per una durata teorica di 20.000 ore?
Te lo dico io cosa succede. Anzi, ti racconto la storia vera di un mio cliente che – per sua sfortuna – è rimasto fregato da questo trucchetto.
Nell’azienda di Stefano un anno fa è stato installato un nuovo filtro a maniche. L’impiantista ha ovviamente fornito il pacchetto completo: filtro, ventilatore e tubazione varia.
Dopo soli 3 mesi di funzionamento i cuscinetti del ventilatore si sono rotti.
Così Stefano è stato costretto – durante il week-end – a rimediare i due ricambi al volo e passare la domenica intera a sostituire i pezzi danneggiati.
Passano altri 4 mesi e di nuovo si verifica lo stesso guasto. Questa volta siamo nella settimana di Ferragosto e – per trovare qualcuno disposto a spedirgli due cuscinetti di ricambio – perde tre giorni in infinite ricerche su internet.
Tre settimane fa – per la terza volta in meno di un anno – quei dannati cuscinetti sono ancora rotti.
Stefano è disperato. Il suo capo inizia a dirgliene di tutti i colori.
Si convince di esser stato lui a commettere qualche errore nell’installazione dei cuscinetti, così mi chiama per mandare un mio tecnico a sostituirli, sperando di mettere finalmente fine a questo supplizio.
Decido di cogliere l’occasione per far visita a Stefano e quindi il giorno seguente accompagno il mio tecnico.
Appena arrivati davanti al ventilatore, a stento riesco a credere a quello che i miei occhi vedono.
Per sostenere una girante di un metro di diametro, il produttore aveva installato due cuscinetti grandi quanto un orologio da taschino.
Superato lo stato di incredulità, ho chiesto a Stefano di rimandare l’intervento e lasciarmi tornare in ufficio per effettuare qualche calcolo. Non avevo alternative se volevo risolvere una volta per tutte il suo problema.
In base al peso della girante, alle misure dell’albero ed ai dati di funzionamento del ventilatore, sono riuscito a scoprire il vero motivo dei frequenti guasti che stavano torturando il mio cliente.
Quei cuscinetti – lavorando in quelle condizioni – avevano una durata teorica di sole 14.000 ore.
Se consideri che – come ti ho già detto prima – la durata teorica nella realtà dei fatti si riduce ad un terzo, puoi renderti conto del danno economico che il mio cliente stava subendo.
Se per caso stai pensando:
“Ma aspetta un attimo. Se i cuscinetti si rompono entro il periodo di garanzia, è il fornitore che deve pagare!”
Ho una brutta notizia da darti.
Questi componenti – così come i giunti di trasmissione o le cinghie – sono considerati parti soggette ad usura.
Per questo motivo sono sempre escluse dalla garanzia.
Il modo in cui utilizzi la macchina, la manutenzione che esegui e le condizioni ambientali, hanno infatti un enorme influenza sulla loro durata e quindi nessun costruttore – nemmeno io – può darti una garanzia su qualcosa fuori dal suo controllo.
Purtroppo per te però, proprio grazie a questo cavillo, alcuni produttori riescono a rifilarti ventilatori progettati per durare il meno possibile, senza che tu possa rivalerti in alcun modo.
Continua a leggere, perché tra poco ti fornirò anche delle potenti armi per combattere questa cospirazione alle tue spalle. Puoi – e devi – infatti ostacolare più che puoi l’obsolescenza programmata di queste macchine.
Prima però devo parlarti di un ultimo aspetto sulla costruzione dei ventilatori, quello che fa la grande differenza tra le macchine destinate a servizio civile e quelle che invece DOVREBBERO essere usate per servizio industriale.
Vuoi scoprire come i più biechi bisogni della produzione di massa hanno azzerato l’affidabilità dei ventilatori industriali prodotti in serie?
Quando sono in giro per gli stabilimenti dei miei clienti e mi capita di vedere certi ventilatori – installati nei loro impianti – una scarica di rabbia mi anima e fa ribollire il sangue.
Vedere quelle macchine – costruite con lamierini spessi quanto un foglio di carta – installate in un ambiente industriale è qualcosa che mi fa realmente perdere le staffe.
Non è una questione di avversione verso la concorrenza. Anche perché non considero quei produttori miei concorrenti.
La rabbia nasce dal vedere – sempre più spesso – clienti “truffati” da venditori molto capaci di sfruttare l’avarizia e l’ossessiva voglia di risparmiare tipica di molti uffici acquisti.
Il problema è che poi, chi come te deve occuparsi della manutenzione di quelle macchine, si trova tra le mani un vero e proprio incubo mangia soldi.
Tutto è iniziato a seguito della crisi del 2008.
Prima di allora infatti esistevano due mondi distinti. C’era la “terra” dei ventilatori di serie, per uso civile, da un lato ed il mondo dei ventilatori industriali dall’altro. Non vi era confusione, ogni produttore stava al suo posto.
Con la crisi invece l’indivisibile confine tra i due mondi è crollato silenziosamente.
I responsabili di questo scenario apocalittico sono essenzialmente due.
Da un lato c’è chi acquista macchinari, che oggi più che mai è fissato più sull’ottenere il prezzo più basso nell’immediato, piuttosto che un vero risparmio, costante, nel corso di tutti gli anni di esercizio di una macchina.
I produttori di serie, invece, si sono ritrovati davanti agli occhi un drastico calo della domanda delle loro macchine.
I loro magazzini pieni e le linee di produzione in grado di sfornare centinaia di macchine al giorno, rischiavano di mandarli in fallimento.
Ed ecco allora l’idea geniale. Un ritocco di marketing, un restyling al sito ed ecco pronta la strategia per pompare di nuovo le vendite.
Invadere gli impianti industriali, con i loro ventilatori prodotti in serie, spacciandoli per macchine idonee al servizio pesante.
Voglio però farti riflettere su una contraddizione in quello che hai appena letto.
Pensaci un attimo. La produzione di serie ha delle esigenze, che sono in forte contrapposizione con il tuo bisogno di un’alta affidabilità – e lunga durata – dei macchinari installati nei tuoi impianti.
Qualche esempio ti sarà utile per chiarirti quello che intendo.
Forse non lo sai, ma questo tipo di produzione fa largo uso di stampi per creare – partendo da lamiera – i pezzi della chiocciola del ventilatore e della sedia che ospita i cuscinetti ed il motore.
Per questo motivo gli spessori delle lamiere utilizzati NON possono essere molto alti.
Inoltre, per l’unione delle varie parti del ventilatore, la saldatura – che richiede lunghi tempi di lavorazione e costi più elevati – viene ridotta al minimo, preferendo di gran lunga l’utilizzo di bulloni o di “aggraffature”. (come vedi nella foto qua a destra)
N.B. L’aggraffatura è una tecnica di unione che prevede di ripiegare i bordi di due lamiere – di basso spessore – su se stesse.
Le giranti – non potendo essere assemblate con bulloni – sono tenute insieme da piccoli tratti di saldatura, come puoi vedere nella fotografia qua sotto.
Come ormai ben sai, sono già state ridotte al minimo della resistenza meccanica – nel tentativo di ridurne il costo – e la scelta di utilizzare saldature a tratti, al posto di quelle continue, ne riduce ulteriormente l’affidabilità.
È infatti per questo motivo che spesso vanno in mille pezzi dopo pochi mesi di funzionamento. (e tu sei costretto ad acquistarne di nuove come ricambi)
Infine, vi è un ultimo metodo per risparmiare ogni possibile centesimo di euro nella costruzione dei ventilatori industriali.
Osserva le due fotografie qua sotto e dimmi se – a prima vista – noti qualche differenza tra le due macchine.
Ok, magari dopo aver letto fino a questo punto hai gli occhi stanchi. Te lo concedo.
La differenza sostanziale – visibile subito dalle fotografie – è l’utilizzo di quelli che vengono chiamati rinforzi.
A cosa servono?
Te lo dimostro subito. Prendi un foglio di carta qualsiasi e – tenendolo da un solo bordo – prova a farlo restare orizzontale.
Non riesci vero? Si piega sempre verso il basso.
Ora prova a piegarlo a metà nella direzione del lato più lungo e ripeti l’esperimento.
Come puoi vedere, adesso il foglio resta in orizzontale, anche se lo tieni da un solo bordo.
La lamiera con cui sono costruiti i ventilatori si comporta proprio come il foglio di carta. Certo, è più rigida e resistente, quindi resta dritta anche sotto al suo peso.
Però, rispetto alle vibrazioni che si generano nei ventilatori, le lamiere si comportano proprio come il foglio di carta, iniziando ad oscillare.
A lungo andare le oscillazioni formano delle crepe e delle rotture sulla chiocciola o – peggio ancora – sulla base dei cuscinetti.
Per questo motivo sui ventilatori industriali – intendo quelli veramente progettati per il servizio nei tuoi impianti – vengono applicati dei piatti di rinforzo.
Come nell’esempio del foglio piegato, questo incrocio di piatti rende la lamiera più rigida e resistente alle sollecitazioni meccaniche, trasformando così la ventola in una macchina degna di lavorare nel tuo stabilimento.
“Ma se i rinforzi sono così importanti, allora perché i produttori a catalogo non li usano?”
La risposta a questa tua possibile obiezione è tanto semplice, quanto triste nelle sue motivazioni.
Vedi, costruire un ventilatore con tutti quei piatti di rinforzo – come quello bianco nella fotografia sopra – richiede più del doppio del tempo di produzione. (oltre ad un maggior consumo di materie prime)
Se volessi ridurre i costi dei miei prodotti – fregandomene dei problemi che potrei crearti – non ci penserei più di due secondi ad eliminare quei rinforzi.
Potrei così produrre più macchine, in meno tempo e con costi decisamente inferiori.
Per tua fortuna però ho sempre rifiutato la seduzione dei facili guadagni e NON mi sono mai arruolato tra le file di questo complotto che trama per estorcerti quanti più soldi possibile.
Arrivato a questo punto, hai finalmente scoperto in che modo i produttori di ventilatori industriali a catalogo si assicurano che le loro macchine si rompano proprio qualche istante dopo la fine della garanzia.
Il solo essere consapevole però ti aiuterà ben poco.
E io NON mi accontento certo di lasciarti cosciente, ma indifeso e disarmato, a combattere questa guerra.
Seguimi, quindi, mentre ti mostro come puoi limitare le razzie – se non addirittura evitarle – che questo occulto cartello industriale vuole commettere nei tuoi impianti.
Utilizza queste armi per sconfiggere la cospirazione dei produttori di serie, se vuoi che i tuoi ventilatori industriali entrino nella storia, in compagnia della lampadina Centennial
A questo punto ci vuole proprio una bella citazione d’autore.
Se vuoi la pace, prepara la guerra.
–Giulio Cesare–
Cosa significa questa massima nel tuo caso?
Il momento migliore per evitare di far infiltrare nel tuo impianto ventilatori programmati per distruggersi è durante la fase di scelta del fornitore e del conseguente acquisto.
Aspetta a rispondermi d’istinto:
“Ma io sono un responsabile di manutenzione, come faccio a sapere a priori chi è il fornitore giusto? Poi di queste cose si occupa il mio collega degli acquisti, non è compito mio.”
Innanzitutto in azienda sei forse tu quello che dovrebbe aver maggior voce in capitolo sugli acquisti di macchinari.
Questa folle idea che il responsabile di manutenzione venga visto come il “maggiordomo” della produzione è ormai obsoleta. Le aziende che per prime lo capiranno saranno quelle che riusciranno ad avere maggior successo nel futuro.
Detto ciò, posso capire che ti trovi in una situazione in cui ti senti impotente, obbligato a compiere miracoli per scelte – miopi – fatte da altri.
Però se vuoi liberarti da questa condizione, dobbiamo fare un patto.
Da parte mia ti fornirò delle semplici ed efficaci indicazioni che ti aiuteranno a sbarrare la strada all’avanzata del cartello dei produttori di serie.
Anche tu però devi compiere un piccolo sforzo e richiedere con forza – anche impuntandoti – che quello che ti dirò sarà VERAMENTE utilizzato nella selezione dei fornitori di ventilatori, sia che ad eseguirla sia il tuo ufficio acquisti o l’impiantista che installerà una nuova parte di impianto.
Siamo d’accordo?
Bene allora partiamo subito.
Ecco cosa devi chiedere al tuo fornitore per assicurarti di acquistare un ventilatore in grado di funzionare – per decenni – nel tuo impianto, riducendo al minimo i costi di manutenzione ed evitare di restare fregato dal giochetto dei guasti a garanzia scaduta.
Hai visto nei paragrafi precedenti in che modo alcuni produttori riescono a programmare – con la precisione di orologiai svizzeri – la durata delle macchine che ti vendono.
Per difenderti dal loro tentativo di truffa, devi semplicemente imporre che rispettino queste condizioni minime di progettazione:
- Girante: se vuoi evitare di ritrovarti con una ventola di cartapesta, richiedi che i margini di sicurezza utilizzati siano almeno pari a 1,5. Poiché poi la resistenza meccanica dei metalli diminuisce all’aumentare della temperatura di esercizio, specifica chiaramente quale deve essere la massima temperatura da considerare nel progetto.
Infine devi assicurarti che la girante sia costruita tramite saldatura completa delle pale ai due dischi. - Albero: richiedi che la “velocità critica” sia almeno pari al 130% di quella massima durante il funzionamento. Senza entrare troppo nei dettagli, la velocità critica è quel valore che se raggiunto scatena il fenomeno di risonanza, cioè amplifica all’infinito le vibrazioni portando in breve tempo alla rottura dell’albero stesso.
- Cuscinetti: per questi componenti devi obbligare il fornitore a dimensionarli per una durata teorica di almeno 50.000 ore.
- Costruzione del ventilatore: specifica che sia la chiocciola che la base di sostegno dei cuscinetti e del motore siano costruiti mediante saldatura completa. Tenendo poi a mente l’esempio del foglio di carta visto prima, richiedi che tutte le lamiere piane siano opportunamente rinforzate tramite nervature saldate – anche a tratti – distanziate l’una dall’altra non più di 500 mm.
Richiedi ai vari fornitori di rispettare queste quattro specifiche nella progettazione, e finalmente ti ritroverai installati nel tuo impianto dei ventilatori industriali che NON ti causano problemi e guasti improvvisi ogni due per tre.
ATTENZIONE: Sicuramente qualche produttore ti dirà: “Ma per il tuo impianto tutte queste specifiche sono esuberanti, non è necessario che spendi di più per un ventilatore che aspira aria normale!”
Ne sono certo, sono pronto a mettere la mano sul fuoco.
Inutile dirti che – come il serpente con Eva – sta solo cercando di tentarti e indurti a mangiare la mela del finto risparmio. Ricordati però che poi sarai tu a gestire l’inferno di continui guasti e fermate dell’impianto.
Come dici?
“Ma se ho letto questo articolo troppo tardi e ho l’impianto minato da queste macchine pronte a distruggersi? Cosa posso fare?”
No. Tranquillo, non ti rispondo che devi cambiarle tutte.
La situazione è certamente più difficile da gestire, ma NON è troppo tardi per contenere il danno.
Scopri la migliore strategia per vincere ogni giorno la battaglia contro il cartello di Phoebus, lottando con i suoi finti ventilatori industriali disseminati nel tuo impianto, SENZA essere costretto a sostituirli tutti dal primo all’ultimo
Se la cospirazione dei produttori di serie ha già invaso il tuo stabilimento, devi prepararti a fronteggiare una guerriglia senza tregue né confini.
L’unica speranza di sopravvivere è di riuscire a prevedere e prevenire i guasti, intervenendo prima di essere costretto a fermare tutto l’impianto.
No. Non devi trasformarti in un preveggente.
Grazie ad un preciso piano di controlli puoi piuttosto intercettare quei piccoli segnali che – come agenti segreti – sono in grado di svelarti l’avvicinarsi di una rottura prima che sia troppo tardi.
Ecco quindi l’elenco minimo delle attività di manutenzione preventiva capace di salvarti dall’epidemia di guasti e rotture tra i ventilatori industriali nei tuoi impianti.
- Controllo delle vibrazioni: col passare del tempo è del tutto normale che le vibrazioni di un ventilatore aumentano gradualmente. Quando invece la macchina – all’improvviso – inizia a scuotersi come se in preda a convulsioni, allora ti conviene programmare quanto prima una fermata per verificare lo stato della girante.
- Controllo della temperatura dei cuscinetti: questa misura piò darti un’idea precisa dello stato di salute dei cuscinetti e del grasso (o olio) al loro interno. Anche in questo caso improvvisi aumenti sono un segnale chiaro di qualche guasto all’orizzonte.
- Lubrificazione: il grasso all’interno dei cuscinetti non dura in eterno. Il funzionamento stesso del ventilatore col tempo lo degrada fino a fargli perdere completamente le proprietà lubrificanti. Ogni costruttore dovrebbe indicare – con delle apposite targhe metalliche poste sulle macchine – ogni quanto è necessario aggiungere del nuovo grasso.
- Esame visivo saldature: questo controllo è fondamentale quando ti hanno rifilato dei ventilatori prodotti in serie. Periodicamente controlla che non si siano formate delle crepe nelle saldature. Con la macchina ferma – in occasione della prima fermata programmata – verifica anche le saldature della girante e assicurati che le pale non abbiano iniziato a deformarsi.
Adesso forse ti starai domandando:
“Ok, ho capito cosa devo controllare. Ma come faccio a sapere ogni quanto devo effettuare questi controlli?”
In teoria – nel caso di ventilatori industriali veramente degni di questo nome – ti basterebbe fare un controllo all’anno, al massimo uno ogni sei mesi.
Se invece ti è capitata la disgrazia di dover gestire un impianto pieno zeppo di ventole prodotte per essere installate nel bagno di casa tua, allora gli intervalli tra un controllo e quello seguente devono essere molto più ravvicinati.
Non posso darti un periodo preciso. Dipende molto da quanto velocemente le macchine si guastano.
Immagina di avere un ventilatore che ogni 4 mesi ti obbliga a cambiare i cuscinetti. In questo caso – per evitare guasti improvvisi – devi prevedere dei controlli ogni 2-3 mesi. Sarai così sempre in tempo per organizzare una manutenzione programmata, evitando costosi fermi di produzione non pianificati.
Quelli che ti ho mostrato sopra – come ti ho già detto – sono i tasselli minimi per costruire un piano di manutenzione in grado di contrastare l’obsolescenza programmata e difenderti dal cartello di Phoebus.
Se poi vuoi trasformare il tuo impianto in un caso di eccellenza della manutenzione, dimostrando che anche i ventilatori industriali nel tuo impianto possono competere – grazie alla tua cura ed attenzione – con la più antica lampadina del mondo, ti consiglio di scaricare la guida che ho scritto proprio per te.
All’interno della tua copia GRATUITA della guida “Le 4 tattiche dei più grandi strateghi per vincere la guerra ai guasti improvvisi dei tuoi ventilatori industriali” troverai spiegato nel dettaglio – e con parole semplici – come creare un piano di controlli ed attività preventive per mantenere sempre al TOP le tue ventole.
Inoltre ti fornirò alcuni indicatori di prestazione che rivoluzioneranno il tuo modo di vedere la manutenzione e – soprattutto – che ti permetteranno di dimostrare finalmente il vero VALORE del tuo lavoro quotidiano.
Potrai infatti usarli per dimostrare – ai tuoi colleghi ed ai tuoi superiori – il tuo contributo fondamentale nel contenere i costi di produzione e nell’evitare le stangate economiche dei pezzi di ricambio.
Scarica subito la tua copia gratuita della guida cliccando sul pulsante seguente e cogli l’opportunità di dimostrare – numeri alla mano – che non sei il “maggiordomo” di nessuno.
Adesso perdonami, ma devo tornare in trincea a combattere la mia guerra contro i ventilatori “Kamikaze” lanciati all’attacco dal cartello dei produttori a catalogo.
“Mai più guasti improvvisi!”
Il Signore delle Ventole